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- 1/2 litro di latte - 400 g di pane raffermo - 40 g di uvetta - 1 tazzina di grappa bianca - 40 g di fichi secchi - 2 uova - 4 cucchiai di zucchero - 2 mele - cannella in polvere Per la teglia - carta forno oppure - 1 cucchiaio di burro - 2 cucchiai di farina di mais
Prababilmente nei ricordi e nelle abitudini di ogni singola nonna esiste un dolce che permette il riciclo del pane raffermo: da nord a sud magari cambiano le aggiunte, si addolcisce più o meno, ma tutti hanno in comune il desiderio di non buttare il pane, che è peccato. Nella mia famiglia non si sono mai preparati dolci tanto tecnici o complicati, spesso senza creme e con poco uso del cioccolato, che non era moltissimo nei nostri gusti di bambine: normalmente mia mamma preparava gigantesche crostate di frutta fresca, lucidate di gelatina, talmente grandi che per estrarle dalla teglia a volte si rompeva la frolla e volavano improperi a caso, con la fragola più grossa sempre ad indicare il centro di quel cerchio magico. La nonna invece preparava quella che noi chiamiamo la "torta coi fighi", ma che altro non è che la "torta putana" (si hai letto bene!) se preparata con farina o la "macafame" se l'ingrediente base era il pane raffermo bagnato. Lei andava assolutamente ad occhio nelle misure, aggiungeva un po di fichi qui, un po di grappa li, e alla fine tutto si compattava sempre. Le piaceva cuocerlo nella pentola fornetto, quella di alluminio col coperchio e col buco al centro, da porre sul fornello o sulle braci e non in forno in questo caso. Sul come non le si attaccasse mai, non lo so. Sul come uscisse sempre cotta nonostante un impasto umidissimo e colloso, non so nemmeno questo.
Io ho sentito il desiderio di rifare questo dolce ai primi freschi, con delle belle mele sode e della frutta secca grinzosa, carnosa dopo il tuffo in acqua e grappa, capace di rilasciare un sapore acidulo granuloso sotto i denti perfetto con la morbidezza del pane e latte. Trovo che una teglia quadrata possa dare la forma perfetta a questo dolce: niente leziosi piattini o forchettine, solo rustiche fette quadrate da mangiare con le mani, con il naso che nel mentre si sporca di zucchero, se ti va di metterlo.
E' un dolce poco dolce, ma puoi regolare a tuo piacere la dose di zucchero magari aggiungendone un paio di cucchiai:io trovo sia giusta di sapore così, perchè ricorda una tazza di latte caldo in cui ammollare del pane, da mangiare a cucchiaiate.
Taglia il pane raffermo in pezzi piccoli e mettilo a bagno nel latte in una ciotola.
Metti a bagno anche l'uvetta in un'altra ciotolina con la grappa e un goccio d'acqua, giusto per coprirla.
Ammolla in una terza ciotola anche i fichi, in acqua.
Attendi una mezz'oretta che il pane sia ben bagnato e rompilo in modo da ottenere una "crema", poi affetta le mele, sottilmente. Se vuoi ora accendi anche il forno, così si preriscalda.
Nella ciotola del pane, unisci le uova, lo zucchero, la cannella, l'uvetta scolata, i fichi scolati e grossolanamente tritati, le mele.
Versa ora l’impasto in una tortiera quadrata o rettangolare foderata con carta da forno oppure imburrata e spolverizzata con farina di mais e livella bene in superficie: cuoci in forno a 160/170 gradi per circa un'ora. La torta risulterà dorata in superficie e compatta se la toccherai facendo leggera pressione, ma al suo interno rimarrà umida.