Ho ripreso le fila del blog: ultimamente, per tenere vivo il mio lavoro mediandone un pochino il carico, avevo scritto spesso le ricette nel testo del post sui social ma, se per alcune preparazioni va benissimo, per altre ritengo che sia una modalità che poi rende difficile la ricerca, non lasciandone una traccia se non fotografica.
La cucina facile, casalinga, senza fronzoli è sempre stato il target del mio lavoro qui, impossibile peraltro per me da slegare dalla tradizione veneta: col risotto all'Amarone ricomincio a scrivere sul blog, a dare un posto che mi sembra anche più rispettoso di spazi e dignitoso, non compresso in 2200 caratteri.
Credo nell’importanza della conservazione delle ricette tradizionali, nel ripercorrere una cucina cosi legata al territorio come quella veneta: abituati negli anni passati a raccogliere le verdure dell’orto e a farne un pasto, ad accompagnare con la polenta ogni cosa in modo da saziarsi, a non avere un vero e proprio repertorio dolce forse anche perché non ritenuto certo importante in una cultura dove il sostentamento per il lavoro doveva essere lo scopo principale.
Il risotto all’Amarone un esempio di “vezzo”, di piatto che è nato in epoca più moderna e che grazie alla comunicazione della ristorazione è diventato un icona in Valpolicella.
Onestà’? Usare un buon Amarone per fare un risotto mi è sempre sembrato un sacrilegio.
Del resto, però, in cucina l’apertura mentale è sempre la prima cosa da tenere presente e, a parte rari casi, riserva moltissime sorprese. Sono una fan del risotto in ogni modo e la sua cremosità è per me elemento imprescindibile. In questo piatto ho trovato la sensazione confortante che volevo, con l‘acidità del vino smorzata dal burro ma presente, con dei chicchi ben separati e consistenti sotto i denti.
E scrivendo la ricetta qui ho la sensazione di aprire la porta della mia cucina, farvi entrare e offrirvi un paio di ciabatte, bere qualcosa rimestando un delizioso e aromatico risotto color rubino.
Corposo, cremoso, con un tocco di acidità: la bottiglia che aprirai per prepararlo, finiscila in tavola in compagnia e passa una buona serata.
Pulite il porro, tritatelo finemente e mettetelo in una casseruola pesante da risotto con l’olio, su fuoco basso, per appassirlo senza soffriggerlo.
Unite ora il vino Amarone, alzando un pochino il fuoco e lasciando cuocere molto lentamente fino a quando il vino sarà evaporato per due terzi.
Unite ora il riso e portate avanti la cottura con il brodo vegetale.
Una volta cotto al dente, spegnete il fuoco e mantecate con il burro e il formaggio.