L’inverno in Veneto ha il sapore del radicchio tardivo. Un sapore amaro ma amabile, che racchiude in sé tutto il valore della sapienza di chi lo coltiva. Non è un ortaggio “facile”: deve essere seminato, trapiantato, coltivato con cura e acqua, raccolto dopo le gelate, rimesso in acqua per l’imbianchimento. È prezioso e anche costoso di conseguenza: io lo apprezzo crudo oppure grigliato, mi piace sulla pizza, ma con rispetto senza stracuocerlo.
Oggi ci ho preparato un insalata tiepida. Spero sarà di vostro gradimento: fatemi sapere.
Ho tagliato il radicchio a piccoli ciuffi e l’ho grigliato in una padella di ghisa con le righe, preriscaldata, senza bruciarlo. Ho poi preparato una salsina con un po’ di olio, una decina di capperi dissalati e tritati, prezzemolo tritato, buccia grattugiata di una clementina, un po’ del suo succo e un’acciughina sott’olio scolata e tritata. Per la versione vegana, basta omettere l’acciughina e aggiungere un po’ di olive nere tritate, ad esempio, o anche ometterla e basta. Ho condito il radicchio tiepido, completato con un po’ di sale e pepe e servito.