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In Veneto, chi ha un orto molto produttivo, in primavera ed estate spaccia i suoi prodotti a parenti e amici, ed è un' abitudine, una modalità radicata.
La bellezza di ricevere in dono della frutta o verdura ha un significato davvero primordiale, di sostentamento e di vicinanza, di cura: ricordo che quando c'era ancora il nonno in estate le serate erano occupate dalla raccolta delle verdure che di giorno in giorno maturavano nell'orto e quell'abitudine insegnava la pazienza, l'attesa del ritmo della natura. Infilarsi tra le rigogliose piante di fagiolini fino alle ginocchia, che per noi bambine era anche fino alle cosce, camminare tra le piante di pomodoro e sentire sulla pelle l'aroma delle foglie strofinate: le punture di zanzare erano massacranti, era inutile spalmarsi di repellente perchè sembravano ancora più interessate al nostro sangue. I peperoncini verdi lunghi venivano raccolti e poi tenuti da parte per un unica grande lavorazione di sottaceti in vasetto, di cui non sopportavo l'odore e tuttora infatti non sono un'appassionata di cibi acidi. Le melanzane erano le mie preferite perchè la forma del frutto, da subito quella caratteristica, cresceva e si torniva fino ad essere matura e potevamo osservarne la crescita e restarne stupiti ogni anno di più. Coltivava un intero piccolo appezzamento di prezzemolo il nonno, chissà perchè, come se ne usassimo a chili: un po' di spazio era riservato ad altre aromatiche, tra cui un enorme rosmarino. Piante da frutto sempre avute poche, ad eccezione di un fico dai frutti neri, un albero di prugne e dei cespugli di lamponi, che i figli dei nostri vicini africani apprezzavano a tal punto da rubacchiarli tutti prima che potessimo assaggiarli noi.
E ogni sera grosse borse di plastica venivano preparate anche per regalare l'eccesso alla zia, alla vicina, a qualcuno. Ogni azione compiuta dagli altri risvegila in noi dei ricordi e per questo ringrazio Lisa Mum Cake Frelis per avermi regalato le carote del suo orto: spero di aver fatto onore a questo prodotto straordinario, usandolo da capo a piedi e scoprendo che il pesto di foglie di carota è una delle preparazioni che possono entrare di diritto nella mia personale top 10 del gusto.
Profuma di erba appena tagliata, ma non quell'odore umido che ti fa starnutire: piuttosto secco, balsamico, diverso dal pesto di basilico a cui siamo abituati. Il sapore è ruvido, intenso e arricchisce piatti di pasta, bruschette e se fosse per me anche il caffellatte. Usa un olio buono, un extravergine non troppo delicato che sappia ingentilire e affiancare il profumo di questo pesto, ma nemmeno così robusto e acidulo da entrare in competizione. Trovo perfetto un extravergine del Garda o un Toscano, per esempio.
Scola una bella porzione di pasta e fammi sapere se ti è piaciuto.
APPUNTI:
- Usa le foglie di carota solo se ne conosci la provenienza: in questo caso sapere che sono prodotti biologici e coltivati senza pesticidi è quanto meno essenziale. - Non ci sono dosi precise, non preoccuparti se le foglie sono un po' di meno o un po' di piu, ti regolerai poi con l'olio. Non aggiungere tanto olio subito, vai piano piano, cosi sarà piu facile amalgamare senza esagerare di grasso. - Io non ci metto l'aglio per gusto personale ma ci sta molto bene: puoi arricchire anche con qualche fogliolina di menta e quando condisci la pasta ci stanno benissimo insieme dei gamberi, de salmone fresco, dei pomodorini o anche solo una grattata di buccia di limone non trattato.
Pulisci con attenzione le foglie delle carote: lasciali in ammollo in acqua fredda per una decina di minuti e poi sciacquali sotto l’acqua corrente. Lasciali scolare bene in uno scolapasta, poi asciugali con carta da cucina o un canovaccio pulito ed elimina i gambi più grossi e duri. In un mixer poni le foglie, le mandorle, il Parmigiano e un po' di sale e pepe, poi frulla aggiungendo a filo dall'alto l'olio, fino ad ottenere un pesto liscio ed omogeneo. Regola di sale e pepe se ancora necessario poi usalo subito oppure conservalo per massimo un paio di giorni in frigorifero in un barattolo a chiusura ermetica e con la superficie sempre coperta da un piccolo strato di olio extravrgine di oliva.
Metti a bollire l'acqua per la pasta, aggiungi una manciata di sale grosso al bollore e cuoci le tagliatelle. Una volta scolate, ripassale in una padella nella quale avrai messo il pesto (la dose è a piacere, vedi a tuo gusto) e ti consiglio anche una noce di burro e qualche pomodorino. Mescola tutto bene insieme e servi calda.